Museo Arbresh
Un piccolo Louvre della civiltà arbëresheÈ così che amiamo definire il Museo Etnico Arbëresh, uno scrigno prezioso della lunga e a volte travagliata storia di un popolo che continua ad affascinare.
Le tappe della nascita del museo arbresh
Ospitato in un antico palazzo di Civita, un tempo sede municipale, racchiude immagini, oggetti e documenti che raccontano una cultura che mescola elementi della madrepatria albanese ad altri propri dei territori in cui si è sviluppata. Il risultato è un viaggio sorprendente in un mondo antico oltre sei secoli, che aspetta solo di essere conosciuto e valorizzato.
1970
L’idea del Museo Etnico a Civita esisteva già nel programma costitutivo dell’Associazione Culturale Gennaro Placco. Un primo nucleo di museo viene creato ed organizzato allo stato embrionale grazie all’aiuto degli alunni della scuola dell’obbligo della comunità durante gli anni settanta-ottanta. Negli anni successivi l’idea-progetto viene sviluppata, individuando i fondi dell’Unione Europea.
1989
Il Museo Etnico viene istituito ufficialmente dall’Associazione Gennaro Placco, con il sostegno dell’Unione Europea, dell’Amministrazione provinciale, del Distretto Scolastico n° 19, della Comunità Montana del Pollino e del Comune di Civita. L’inaugurazione del Museo è avvenuta il 25 maggio 1989 e ha rappresentato la prima struttura di testimonianza iconografica nell’ambito dell’Arberia. Nei suoi primi cinque anni di vita ha avuto sede presso la casa “Zuccaro”, un edificio nel centro storico del paese.
1994
Il Museo viene trasferito nell’edificio dell’ex municipio di Civita e ristrutturato grazie ad un finanziamento regionale previsto dal piano “Pim-Cultura”. Da allora il Museo Etnico Arbresh opera per il recupero e per la conservazione della memoria, non solo della cultura arbëresh, ma anche del patrimonio naturalistico dell’intero contesto territoriale del Parco Nazionale del Pollino.
Le sale del museo
Il percorso espositivo e di ricerca del museo etnico è composto da 4 sale e alcune sezioni speciali.
La sala dell’accoglienza
Al piano terra, sede anche della redazione della rivista Katundi Ynë, il visitatore è accolto dai soci volontari dell’Associazione e introdotto alla conoscenza del mondo arbresh. In questa sala è presente una biblioteca specialistica, i primi numeri della rivista, un pannello che illustra l’insediamento delle comunità arbresh nell’Italia meridionale e il registro visitatori che raccoglie percezioni e firme dei visitatori che si stimano sulle 20mila unità annue. Da questa sala si procede alla visita delle sale poste al piano superiore dell’edificio.
La sala del costume e della vallja
“Il costume di gala è fatto di preziose stoffe di raso, broccato, di seta e oro, in una armonica combinazione di colori e di ricami preziosi, e testimonia le prosperità dell’Albania quando gli esuli l’abbandonarono”. Ernest Koliqi
In questa sala sono esposti diversi tipi di abito femminile; quello di uso quotidiano, quello di “mezza festa” e quello nuziale che oggi si può ammirare durante le Vallje, una ricorrenza storica che si celebra il martedì dopo Pasqua, per ricordare le vittorie dell’eroe albanese Giorgio Castriota Skanderbeg contro l’invasione dell’impero turco ottomano.
Concludono l’esposizione delle icone che rappresentano l’espressione più tipica della tradizione liturgica bizantino greca. Le Chiese con gli arredi liturgici e il profumo d’incenso manifestano il trionfo dello spirito sulla materia.
Integrano le sale pannelli descrittivi sulle Vallje, le tipiche danze etnocoeuriche del martedì di Pasqua, sulle funzioni liturgiche di rito greco bizantino e gli arredi della la Chiesa di S. Maria Assunta, sulle caratteristiche socio urbanistiche di Civita, la gjitonìa (il vicinato), i caratteristici comignoli e le case antropomorfe dette “Case Kodra”, dedicate all’artista post cubista italo albanese Ibrahim Kodra e sui personaggi storici di Civita.
La sala della civiltà e del lavoro contadino
Al primo piano del Museo un unico ambiente, costituito da 3 sale collegate, espone e illustra i caratteri salienti dalla comunità arbëreshe. Domina la sala un antico telaio e vari strumenti come l’arcolaio, il bindolo, il raspo a ruota e il fuso che simboleggiano il laboratorio domestico della tessitura. Tre coperte a quadri dai colori vividi, dette “kukule” (si legge kukuglie) sono il prodotto di autentici capolavori della donna arbëreshe che rispondeva sia alle esigenze della propria famiglia che ad una eventuale domanda esterna.
Segue l’esposizione simbolica di alcuni oggetti tradizionali del mondo agro pastorale: contenitori tipici del latte, i cestelli in giunco per il formaggio e per la ricotta, il collare anti lupo e mestoli in legno realizzati artigianalmente. A corollario una Pinacoteca espone opere pittoriche raffiguranti gli aspetti del mondo rurale, del borgo arbresh e dei colori dell’Arberia. Nella sala sono esposti anche oggetti dell’arte della falegnameria e del ferro che ricordano fino agli anni ’70 una piccola industria del mobile e diverse botteghe per la lavorazione del ferro. Le forge producevano attrezzi per l’asino e le ringhiere tipiche dei balconi. A testimonianza sono esposte diverse chiavi per porte e portoni d’ingresso, serrature di svariate dimensioni e numerosi ferri per gli zoccoli dell’asino. In questa sala si possono visionare su uno schermo a parete foto storiche e attuali della comunità civitese.
La sala dell’ambiente e della storia
È la sala centrale, rappresentata da 2 totem in ferro battuto in cui è esposta la Leggenda di Skanderbeg e la Storia del ponte del diavolo per ricordare l’epilogo del suo crollo e della sua ricostruzione. In questa sala si possono visionare dei video sulle caratteristiche paesaggistiche del Pollino e un documentario su Civita.
Sono esposti in questa sala oggetti per la conservazione dell’olio e per la panificazione e per il forno come la madia, le pale per il pane e per la focaccia e setacci vari. Sono inoltre presenti attrezzi per il taglio del bosco e per il trasporto sull’asino.
Video e foto da poter consultare su schermi digitali approfondiscono la conoscenza del patrimonio immateriale e paesaggistico del territorio
Temi del Museo
Gli Arbëreshë
Sono i discendenti degli Albanesi che dopo la morte di Skanderbeg, avvenuta nel 1468, si sono rifugiati nelle regioni dell’Italia meridionale per sfuggire alla dominazione turco ottomana che aveva conquistato i Balcani e l’Albania.
Civita
Civita è uno degli insediamenti italo-albanesi della Calabria. Fondata nel decennio tra il 1470 e il 1480, da famiglie albanesi originari dell’Epiro, guidati dal conte greco Giorgio Paleologo Assan, fuggiti dalla loro patria in seguito agli attacchi dell’Impero turco, ripopolarono il preesistente “Castrum Sancti Salvatoris” precedentemente distrutto da un violento terremoto verso la metà del secolo XV.
Le Vallje
Le Vallje sono tradizionali danze etno coreutiche, eseguite con canti corali (vjershë), che evocano le vittorie dell’eroe nazionale Giorgio Castriota Skanderbeg contro i turchi. Si svolgono il martedì dopo la Pasqua; in questa occasione le donne vestono il pregiato costume tradizionale arbrësh.
Il Parco Nazionale del Pollino
La più grande area protetta d’Italia e regno della wilderness con una superficie di circa 200 mila ettari tra Calabria e Basilicata. É anche il parco più antropizzato d’Italia con 32 Comuni nel versante calabrese e 24 nel versante lucano, di cui 11 comuni italo-albanesi in Calabria e 5 in Basilicata.
La gjitonia
Gjitoni më se gjiri – “Il vicino è più intimo di un parente”
La gjitonia, “il vicinato”, rappresenta un elemento centrale per la vita della comunità arbrësh. La gjitonia è anche un patrimonio immateriale per la trasmissione dei saperi, e stabilisce delle relazioni di reciprocità familiare e di solidarietà, stabilendo un rapporto di fiducia tra vicini. Rappresenta il fulcro della socialità. A differenza dei rioni, le “gjitonie” sono piccoli agglomerati di case spesso attaccate tra loro (spesso viene inteso come la più piccola porzione di tessuto urbano).
Le Case Kodra
Le Case Kodra sono case antropomorfe scoperte in epoca recente e dedicate al pittore post cubista albanese Ibrahim Kodra, definito “il primitivo di una nuova civiltà, venuto in Italia dalla corte di re Zogu nel 1939 e trapiantato a Milano dove venne a contatto con la vita artistica del movimento post cubista. Ibrahim Kodra nel ’97 visitò Civita e i paesi arbëreshë dedicandogli la collezione “Albania fantastica”.
I Comignoli
Altro elemento che emerge è il comignolo (çiminerja) caratterizzato da forme originali o geometriche, interpreta valori apotropaici. Essi rappresentano una sorta di totem contro gli spiriti maligni, protettori della casa e dei beni familiari, frutto di estro artistico, ma anche funzionali rispetto ad esigenze tecniche di buon tiraggio e contrasto ai venti provenienti dalle alture del Pollino e dalla costa ionica.
Il mondo rurale e artigiano
Nel campo della attività lavorative oggi restano pochissimi esempi di impronta tipicamente albanese. Ciò dipende dal fatto che su questi settori ha inciso l’effetto del trapianto in terra straniera. Dove maggiormente si conservano le tracce originali è la pastorizia, le fasi di questa lavorazione, ed un insieme di aneddoti, di favole, di racconti, di canti, testimonianze storiche ad essa collegati che ancora oggi si esprimono in lingua arbëreshe.
L’artigianato femminile è la seconda attività dopo l’agricoltura praticata dalle popolazioni che 500 anni fa sbarcarono sulle nostre coste. L’artigianato rurale specie quello femminile appartiene ad una tradizione antichissima. Questa attività non era considerata un’attività contadina perché anche nelle case dei professionisti c’era il telaio. Una tradizione che vive ancora oggi, ma in forma molto ridotta, è quella dell’arte dell’uncinetto e del ricamo.
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Indirizzo
Ci trovi presso il Museo Etnico Arbersh – P.zza Municipio 87010 Civita (CS)
Orari di apertura e Ingresso
Il museo è aperto tutti i giorni dalle ore 17,00 alle ore 19,45. Ingresso gratuito.